Zippuleria Calabrese: La Tradizione del Pane e Pomodoro
Alcuni cibi sono parte integrante della nostra vita, evocando ricordi di casa, di mamme, nonne e zie ai fornelli, che, con eleganza e conoscenza preparano piatti tramandati da chissà quanto tempo. Le ricette della tradizione calabrese, come quella della “Zippuleria“, rappresentano per me tutto questo: un legame profondo con la mia famiglia e le mie radici, sono ricordi che tento di fermare per renderli reali e ancora attuali.
In occasione della settimana del pomodoro, non potevo non pensare a questa pietanza che continua a essere un classico nella mia famiglia.
La Zippuleria è un piatto semplice, ma ricco di sapore: pane appena sfornato, aperto a metà e riempito con pomodorini (possibilmente”di filera” – pomodorini cuciti tra loro a formare una collana da far essiccare durante l’estate e poi da consumare nel periodo invernale.), sarde salate, origano secco, sale e olio.
Nonostante la sua semplicità, ogni ingrediente gioca un ruolo cruciale per ritrovare quel sapore autentico. Il pane deve essere preparato con lievito madre e farina semi integrale, l’olio extravergine deve essere corposo, le sarde ben dissalate e l’origano deve essere quello “vero”, non quello industriale.
La Composizione Perfetta dei Sapori: Il Pane e il Lievito Madre
La zippuleria è una vera sinfonia di sapori, dove ogni ingrediente si armonizza perfettamente con l’altro, un equilibrio che è stato affinato nel corso di centinaia di anni. In Calabria, la tradizione del pane e del pomodoro ha un’importanza fondamentale e si tramanda, anche se sempre più raramente, di madre in figlia, proprio come si tramandava il lievito madre. Se mia nonna fosse ancora viva, probabilmente custodirebbe un lievito madre antichissimo, passato di generazione in generazione. E anche io ho il mio contenitore con il lievito madre, curato e accudito da mia madre, che uso per preparare il pane nel forno a legna.
La Zippuleria e la Festa del Pane
La zippuleria si preparava in occasione della cottura del pane, ai tempi in cui si preparava per tutta la famiglia e doveva durare per diverse settimane. Appena sfornato il pane veniva tagliato a metà, condito e condiviso in pezzi, si assaggiava “per sentire il sapore”.
Era una scusa ovviamente, ma un’ottimo esempio di condivisione e convivialità. La cottura del pane era una vera festa a cui erano invitati tutti i vicini e i passanti e nessuno andava via senza una bella pagnotta fumante!
Ricordi d’Infanzia legati al pane e la nostalgia per un tempo che non c’è più
Ho dei ricordi meravigliosi legati al pane. Ricordo l’odore del pane caldo del sabato, quando, tornata da scuola, trovavo la pagnotta calda portata da mio nonno. Ricordo anche i pomeriggi a casa dei nonni (e di zia Nata e zia Carmela, quando la merenda era una fetta di pane e pomodoro con l’olio “buono”, quello verde e pungente che rendeva tutto più saporito.
Da adulta, questi ricordi mi riempiono di nostalgia per un tempo e delle persone che non ci sono più. La mia famiglia si è ridotta e, a volte, vorrei tornare indietro per rivivere quei momenti che da piccola non apprezzavo. Quei pomeriggi lenti dai nonni, a guardare la tv con nonna o ad imparare a cucire con zia, che da adolescente mi sembravano un obbligo, oggi li rivivrei volentieri.
E parlando di cibo: i grandi pranzi e le grandi cene, che si facevano tutte in compagnia, all’epoca mi sembravano esagerati: io in piena crisi adolescenziale, con un odio pauroso per il mio corpo e la genetica della mia famiglia, per quelle persone che nonostante fossero “in carne” trovavano nel cibo un modo per gioire e per passare il tempo insieme.
Le lezioni di vita dalle donne della mia famiglia
Ora capisco molto più di allora: l’odio per il mio corpo probabilmente sarebbe esistito anche in un’altra situazione, ma l’idea della convivialità, del benessere condiviso e dell’ospitalità, sono state le donne della mia vita a insegnarmela.
Dalle donne della mia vita ho imparato a mettere su una pentola d’acqua non appena un ospite improvviso varca la porta di casa. Ho imparato a preparare pranzetti deliziosi anche con un frigorifero quasi vuoto. E da mia madre ho imparato che non si è mai troppi a tavola, e che con un po’ di creatività, anche due pomodori e una melanzana possono diventare un pranzo da re.
Ed allora ringrazio la mia famiglia, la mia terra, il mio sangue ed i pomodori, il pane, l’origano selvatico e tutte quelle cose che ogni giorno mi fanno sentire parte di una famiglia immensa riunita alla stessa tavola.
Le ricette della tradizione calabrese: Zippuleria
Ingredienti
- 1 Pane calabrese
- 10-15 Pomodorini di filera*
- 3-4 Sarde sotto sale
- Origano secco aspromontano a piacere
- Sale
- Olio extravergine d’oliva
Istruzioni
- Taglia in senso orizzontale una pagnotta di pane calabrese (lo so, non è facile ma cerca una pagnotta a lievitazione naturale e fatta con farina semi integrale) appena sfornata.
- Disponi su un piano le due parti ottenute e su ciascuna inizia a posizionare i pomodorini di filera tagliati a pezzetti.
- Aggiungi le sarde, precedentemente dissalate, e l’origano.
- Sala (non troppo, ricorda che ci sono le sarde) e condisci con (abbondante) olio extravergine d’oliva.
- Ricomponi le due parti del pane e lascia insaporire il pane per qualche minuto.
- Suddividilo in porzioni da consumare ancora calde. Una volta finito, ricomincia tutto da capo… non ne farai più a meno!
all’ora di pranzo… mi ci tufferei in questo pane al pomodoro!!!!
Grazie Laura! In effetti anche a me andrebbe proprio in questo momento!
Grazie per la visita 🙂
Ma che bella ricetta! Devo proprio farla! Adoro le sarde!
Grazie! 🙂
Io ormai l’ho fatta diventare anche una tradizione romana… per le scampagnate e i barbecue è un antipasto perfetto!
Fammi sapere se lo farai!